NET-WAR: come sta cambiando il giornalismo

NET-WAR: come sta cambiando il giornalismo

NET-WAR: come sta cambiando il giornalismo

La cybersecurity è oggi un capitolo sempre più importante del giornalismo, se si vogliono riportare fatti, spiegare i fatti, ridurre il rumore di fondo causato dalla disinformazione e dalla guerra ibrida, che è sempre più reale e attiva nei nostri giorni. La cybersecurity sta diventando “scienza sociale” e non più solo materia per tecnici: si tratta infatti di competenze che vanno ampiamente democratizzate, che devono diventare velocemente bagaglio comune, perché tutti siamo esposti nel mondo digitale e siamo molto vulnerabili a tutto ciò che ci “manipola la mente” o allontana dalla realtà delle cose. Su questi temi è intervenuto Michele Mezza, Giornalista, Docente all’Università Federico II di Napoli, Autore di “NET-WAR – Ucraina, come il giornalismo sta cambiando la guerra”, nel corso del “Cybersecurity Summit 2023” di The Innovation Group lo scorso 9 marzo 2023 a Milano.

Michele Mezza. Mi pare che ancora non ci sia una completa consapevolezza di come la cybersecurity stia diventando una “social security”. Ormai è un fenomeno che attraversa in maniera orizzontale le relazioni sociali più che gli apparati tecnologici e aziendali.

La cybersecurity è “Mediamorfosi”

Il giornalismo è diventato un capitolo della cybersecurity: oggi la guerra in Ucraina ci dice che si combatte non usando l’informazione come propaganda (non si tratterebbe infatti di una novità), bensì usando la “logistica dell’informazione” e delle relazioni, mediante sistemi di comunicazione, come strumenti di combattimento.

Così, la guerra è sempre più “solo cybersecurity”, cioè, si procede mediante la capacità di manomettere il flusso delle informazioni e della documentazione dell’avversario. E la cybersecurity è diventata una relazione sociale.

Michele Mezza

Penso che entro tre anni al massimo, la competenza tecnica sulla cybersecurity dovrà essere combinata con competenze linguistiche e sociali. Questa attività sarà strettamente connessa con l’urbanistica sociale, non più come un apparato separato, e non più solo un sistema di competenze tecniche in soccorso di svariate attività. Diventerà un modo di vivere, non solo un modo di proteggersi.  Già oggi chiunque si occupi della propria sicurezza deve individuare un equilibrio tra le soluzioni tecnologiche e la vulnerabilità digitale a cui queste lo espongono. Questo ci porta a ridurre sempre più il livello sulle competenze che possiamo delegare all’esterno: il top management di un’azienda o è competente di cybersecurity o non è.

Michele Mezza

Per tornare al libro “NET-WAR – Ucraina, come il giornalismo sta cambiando la guerra”, pensiamo a cosa è successo all’inizio della guerra russo ucraina: quando Mykhailo Fedorov, il ministro ucraino per la Digital Transformation ha chiesto aiuto a Elon Musk via Twitter, questi ha messo a disposizione il suo sistema con 18mila satelliti (più di quelli di un qualsiasi Stato: gli USA ne hanno 2,400, la Cina 1.100). Elon Musk ha chiesto allora “A chi vanno le informazioni sulla georeferenziazione dei mezzi russi?” e Fedorov ha risposto di metterle in rete. Ossia, la raccolta e distribuzione di informazioni sulle posizioni dei russi sono state affidate a ogni singola persona nel paese.

Il generale Gerasimov e il concetto di “guerra ibrida”

L’altro elemento che esprime come il mio mestiere sia sensibile alla cybersecurity è che si è rotto ormai il rapporto univoco tra un fatto e una fonte. Quando ho iniziato a fare questo mestiere, ci veniva insegnato che bisogna risalire alla fonte di un fatto per validarlo. Oggi, se si risale alla fonte, ogni fatto ha alle spalle un corredo di fonti, tutte plausibili, tutte documentabili, tutte verosimili, bisogna cogliere quell’elemento di autenticità in tempo reale. Dunque, oggi si produce guerra, combattimento, mediante un inquinamento della fonte, e questa è cybersecurity. Il generale Gerasimov (che vediamo qui) ha scritto nel 2013 il famoso saggio sulla guerra ibrida. Gerasimov diceva in sostanza che ai nostri giorni, si combatte interferendo con la mentalità, con il senso comune dell’avversario.

Michele Mezza

Penso che la parte della cybersicurezza che sarà dominante in futuro sarà quindi quella di preservare l’autenticità dei livelli di consapevolezza e di informazione. L’inquinamento dell’info-sfera è oggi il terreno di vera battaglia, di vera contrapposizione. Pensate a quale sforzo va fatto per la bonifica dei flussi di informazione, per comprendere l’origine di questi flussi: ci sono migliaia di bot che in questo momento stanno bombardando milioni di cittadini italiani, ognuno con flussi di comunicazione rivolti a lui come singolo.

E dunque, c’è da imparare da questa guerra (oltre al fatto che, essendo appunto una guerra, non andrebbe mai fatta): siamo nel tempo della riproducibilità della realtà. Vi immaginate cosa significa cybersecurity quando io posso mettere insieme ChatGPT e strumenti che simulano persone e voce umana? Queste sono le frontiere che dilatano e rendono la cybersecurity un concetto per la cittadinanza, per tutti, non una tecnica esclusiva per pochi.

Guarda il video completo dell’intervento di Michele Mezza:

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Michele Mezza sarà tra gli Speaker del CYBERSECURITY SUMMIT 2023 il prossimo 10 e 11 maggio a Roma.

 

Cybersecurity Summit Roma

 

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