Il Cybersecurity Framework del NIST (National Institute of Standards and Technology) USA è pensato per supportare le agenzie governative e le organizzazioni private a gestire i rischi legati alla sicurezza informatica.
Tra le minacce informatiche più gravi dei prossimi anni, oltre alla proliferazione di destructive worms, come abbiamo vissuto nel 2017 WannaCry e NotPetya (che sfruttavano l’exploit sottratto all’NSA EternalBlue rivolto ai servizi file sharing SMB Windows), le aziende dovranno fare attenzione alle azioni cyber che prendono di mira la loro Supply Chain.
Scalando via via la classifica del Data Breach Investigations Report (DBIR) di Verizon, analisi arrivata quest’anno all’undicesima edizione, il Ransomware sale nel 2018 al primo posto come tipologia di malware più diffusa. Con una progressione rapidissima: era al 22mo posto tra le minacce cyber elencate dal DBIR nel 2014, al quinto posto nel 2017.
Il rischio cyber è una minaccia globale sempre più importante. La digitalizzazione comporta da un lato una rivoluzione nei business model e un nuovo modo di vivere e lavorare, ma dall’altro lato, l’economia globale è sempre più vulnerabile a potenziali attacchi cyber dirompenti e inarrestabili. Se per le aziende grandi e piccole la copertura assicurativa contro data breach e ransomware diventa quindi una possibilità interessante, gli assicuratori tradizionali possono invece incontrare difficoltà nella comprensione e quantificazione corretta di questo “nuovo rischio”. Ne abbiamo parlato con Vittorio Scala, Rappresentante Generale in Italia per i Lloyd’s, che a livello internazionale vantano un’esperienza decennale su questo tema.
Mining di valute digitali come Monero, ransomware, attacchi mirati, sicurezza mobile, attacchi rivolti a terze parti vendor di software: di questo si è parlato molto negli ultimi mesi tra i professionisti della Cybersecurity, e questi sono anche i temi di cui parla l’ISTR 23 di Symantec, la pubblicazione annuale (l’Internet Security Threat Report del 2018) che fa il punto sui principali trend nel panorama infosec.
L’esplosione del Malicious Cryptomining o Cryptojacking (ne abbiamo parlato a inizio marzo in questo Post) ha dimostrato ancora una volta la capacità del cyber crime di utilizzare tecniche avanzate per individuare nuove fonti di guadagno: il rilevamento di “coin miners” su computer endpoint è aumentato dell’8.500 % nel 2017, Symantec ne ha individuati 1,7 milioni solo nel mese di dicembre.
Secondo l’ultima edizione dell’ ENISA Threat Landscape Report, resa pubblica nelle scorse settimane, il 2017 è stato l’anno in cui lo scenario delle minacce cyber ha definitivamente confermato – tramite fatti inconfutabili – i nuovi metodi usati dal cyber crime per monetizzare le proprie azioni; gli attacchi persistenti ai sistemi democratici; l’esistenza di una continuativa e sempre più pericolosa Cyber War tra alcuni Stati; l’evoluzione delle infrastrutture utilizzate per i cyber attack (ad esempio le botnet IoT) e le dinamiche che legano i diversi agenti all’origine dei cyber threat.
Il cyberspace è la realtà più complessa e articolata che l’essere umano abbia mai concepito, costituita dall’unione di reti, di dati e dalla stratificazione di software che interconnettono cose, uomini e macchine a livello globale. Collegarsi alla rete, quindi, oltre a permettere l’accesso ad una mole enorme di informazioni, rende anche tutti i sistemi interconnessi potenzialmente vulnerabili e con essi i loro contenuti. Detto rischio, invero, riguarda sia i singoli individui, sia gli Stati (rispetto ai quali l’attività degli “attori ostili” è prevalentemente finalizzata, sul piano strategico, alla raccolta di informazioni tese a comprendere il posizionamento di un determinato paese target su eventi geopolitici di interesse per l’attore statuale ostile), sia, infine, le grandi realtà aziendali e industriali (banche, società energetiche, società che operano nel settore della difesa, strutture sanitarie, ecc.) che usano la rete per scambiare informazioni, organizzare la fornitura dei servizi da essi erogati, coordinare le relative attività.
Il 2017 è stato l’anno del ransomware: anche se i “virus del riscatto” esistono oramai da 30 anni, è stato quest’anno che, con gli episodi a fine maggio e fine giugno di WannaCry e NotPetya, è stata dimostrata la capacità del ransomware di diffondersi rapidamente e diventare una minaccia globale. Vulnerabilità note sono state sfruttate dagli attaccanti in modalità nuove, e questo apre molte preoccupazioni per il futuro.
Al giorno d’oggi la Cybersecurity non può più essere responsabilità solo dell’ICT. Per arrivare al coinvolgimento del top management, per avere il supporto di tutte le business unit, per farla diventare “parte integrante della cultura” dell’intera organizzazione, la Cybersecurity ha bisogno di un chiaro modello di Corporate Governance.