Le aziende hanno ripreso negli ultimi anni ad investire nell’upgrade dei propri datacenter, per ottenere un più elevato livello di efficienza, prestazioni e incrementandone in generale la Cloud-Readiness.
Se qualcuno pensava che con un utilizzo sempre più diffuso di servizi cloud sarebbe diminuita la preoccupazione predominante sulla loro sicurezza e sulla Data Protection, si sbagliava. È pur vero che le aziende spostano sempre di più i propri workload in cloud, per sfruttare i vantaggi esclusivi del nuovo modello di IT-as-a-service in termini di perfomance, scalabilità e costi ridotti. Il problema di una maggiore esposizione a rischi IT vecchi e nuovi però permane.
Un esempio di quello che può subire un’organizzazione è quanto avvenuto a inizio settembre, quando a causa di problemi tecnici in un datacenter Microsoft vicino a San Antonio, in Texas, lo shutdown di una serie di server e sistemi di networking ha avuto impatto diretto sull’interruzione del servizio cloud di Microsoft Azure per molti clienti e, a cascata, una serie di disservizi anche per clienti Office365.
Quali sono le opportunità ma anche le nuove sfide di sicurezza da considerare nella migrazione al cloud? Ne parliamo in questa intervista con Giampiero Raschetti, Chief Information Security Officer, Banca Popolare di Sondrio.
TIG. Considerando l’attuale evoluzione dei datacenter verso infrastrutture software-defined e convergenti, la virtualizzazione estesa e l’orientamento verso il cloud, quali sono le considerazioni di sicurezza da fare?
Giampiero Raschetti. Ci sono valutazioni molte diverse da fare a seconda delle tipologie di cloud, ad esempio, se parliamo di cloud privato, pubblico o ibrido. Se è vero che per il cloud pubblico possono esserci diverse criticità da valutare, va anche considerato che è complesso oltre che costoso realizzare in casa alcuni servizi che oggi sono disponibili as-a-service dal cloud, e che offrono vantaggi non indifferenti.
Le aziende hanno oggi un bisogno urgente di ripensare il proprio approccio alla gestione del rischio cyber. La trasformazione digitale in corso coinvolge tutta l’impresa, l’organizzazione, i processi, le infrastrutture e le singole persone: gli obiettivi sono ambiziosi, ma spesso ci si dimentica che la digitalizzazione comporta una maggiore vulnerabilità agli attacchi informatici.
La rapida transizione a infrastrutture software defined, la virtualizzazione, il passaggio ai servizi cloud, impongono oggi ai Responsabili della Cybersecurity aziendale una revisione dell’approccio della propria organizzazione alla sicurezza dei processi, dei dati, delle applicazioni. Quali sono le scelte prioritarie da considerare? Ne parliamo in questa intervista con Riccardo Barrile, Responsabile Cyber Security del Gruppo Ferrovie dello Stato.
TIG. Quali sono oggi le priorità e le contromisure per mettere in sicurezza le infrastrutture in trasformazioni?
Le infrastrutture di Data center stanno evolvendo verso modelli Software-Defined, di Hybrid cloud, Multi cloud, Converged infrastructure. Nel contempo le minacce cyber diventano sempre più avanzate, difficili da rilevare, come nel caso degli attacchi APT, del Fileless malware, del ransomware che si diffonde sfruttando vulnerabilità nei sistemi operativi e nelle reti. Gli ambienti IT distribuiti, a più livelli, eterogenei di oggi presentano quindi numerose complessità e sfide per quanto riguarda la sicurezza, la capacità di monitoraggio e detection, di difesa preventiva e di risposta immediata in caso di compromissione in corso. Data la rilevanza del tema, ne parliamo in questa intervista con David Cecchi, Responsabile Settore Sicurezza Informatica presso Consorzio Operativo Gruppo Montepaschi.
Le democrazie occidentali sono sotto costante attacco e le interferenze russe potrebbero riproporsi durante le prossime elezioni americane di mid term di novembre. Per questo motivo, Microsoft scende in campo e indica la strada a tutto il settore high tech, sottolineando quale dovrebbe essere la risposta corretta per preservare il funzionamento dei processi democratici. Nel post dello scorso 20 agosto (We are taking new steps against broadening threats to democracy) Brad Smith, Presidente e CLO, Chief Legal Officer, quindi anche responsabile legale della Corporation, afferma:
Ad ottobre 2017, il Consiglio europeo aveva chiesto l’adozione di un approccio comune in materia di cybersecurity in tutta la UE, dopo il pacchetto di riforme (Cybersecurity Act) proposto dalla Commissione Europea a settembre.
Il panorama delle tecniche di monetizzazione utilizzate dal cyber crime è in rapida trasformazione. Abbandonando furti di dati su carte di credito e ransomware, oggi sempre di più gli hacker si indirizzano verso il Cryptomining o Cryptojacking, ossia, come abbiamo già descritto in precedenti blog, l’utilizzo delle risorse dei computer compromessi per una “produzione” (mining) illecita di criptovalute.
Tra gli addetti ai lavori della cybersecurity si guarda con sempre maggiore interesse alle evoluzioni dell’Intelligenza Artificiale (AI) e del machine learning. Secondo una recente indagine[1] su 400 professionisti USA della sicurezza, il 99% degli intervistati ritiene che l’ AI contribuirà nei prossimi anni a migliorare la sicurezza informatica delle proprie organizzazioni. E nell’87% dei casi, le loro organizzazioni stanno già utilizzando l’AI nell’ambito della strategia di cybersecurity.