C’è un video che impazza su YouTube, quello caricato da uno studente e reporter olandese, Anthony van der Meer, in cui si mostra come con alcuni accorgimenti tecnici, il giovane è riuscito a collegarsi per settimane a un suo cellulare rubato, registrando tutto, fotografando, localizzando il ladro per giorni interi.
La vicenda viene narrata nel video in ogni dettaglio. Dopo il furto del proprio iPhone, che si era concluso con la perdita dello stesso, Meer decide di mettersi alla prova: insoddisfatto della risposta da parte della polizia di Amsterdam (città in cui in media vengono rubati 300 telefoni alla settimana) prova a vedere se sarà in grado di spiare un ladro. Acquista un cellulare Android e carica su questo il software Cerberus (nella partizione di sistema, in modo che non possa essere cancellato dall’utente). Poi fa in modo di farsi rubare da qualcuno il cellulare lasciandolo in giro inosservato.
Con questo stratagemma, anche dopo che il ladro ha cambiato la SIM, riesce continuamente a collegarsi al sistema e a registrare tutto quanto avviene quando il cellulare è in utilizzo: a scattare foto (anche direttamente al viso del ladro), girare video, localizzare costantemente il ladro, registrare tutte le chiamate e tutti i suoni esterni tramite il microfono, tutti i numeri chiamati. In breve tempo, Meer ha l’impressione di aver familiarizzato con il ladro.
Il video, girato in olandese ma sottotitolato in inglese, è un’utile documentario di 22 minuti sulle potenzialità investigative di queste tecnologie e sulle meravigliose capacità dell’ “hacking fai-da-tè”, anche se l’utilizzo che ne viene fatto fa sollevare qualche dubbio e alcune considerazioni etiche. Da poco online su YouTube (è stato caricato il 13 dicembre) ha ottenuto 4,6 milioni di visualizzazione, e i commenti dei visitatori non sono del tutto positivi.