Lo scorso aprile, Bose, produttore di sistemi audio, è stato accusato di utilizzare l’App “Bose Connect” abbinata alle cuffie audio di fascia alta per spiare i suoi clienti. Bose, come ha riportato la rivista Fortune, avrebbe raccolto informazioni sull’ascolto dei brani dei consumatori senza averne ottenuto il permesso, e soprattutto senza neanche aver reso noto che tutti i dati (relativi al loro consumo di musica, radio broadcast, Podcast, letture), sarebbero stati raccolti grazie all’App e quindi girati a terze parti. Queste, per lo più società di marketing (tra cui una società di San Francisco, la Segment), usavano i dati per creare profili dettagliati sulle preferenze di ascolto di ogni cliente. Ad aprile è stata però avviata un’azione legale, una class action indetta da un cliente (Kyle Zak) che si propone di rappresentare molti altri, che punta a ottenere un rimborso di 5 milioni di dollari. L’App Bose Connect incriminata, pur non essendo indispensabile (le cuffie funzionano anche senza), viene scaricata lasciando informazioni personali come nome e indirizzo di mail e serve a ottimizzare l’utilizzo delle cuffie wireless, oltre che – ovviamente – a raccogliere tutti i dati di consumo audio.
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