Artificial Intelligence

Web Application: come far fronte alle crescenti minacce?

Web Application: come far fronte alle crescenti minacce?

Negli ultimi due anni le Web Application sono cresciute a ritmi molto elevati, proseguendo un trend intrapreso all’inizio del millennio volto a migliorare l’esperienza di consumo del browsing online, che diventa così sempre più dinamico. Da una prospettiva di sicurezza, questa crescita nel numero di applicazioni internet aumenta la superficie complessiva attaccabile su questo fronte e, di conseguenza, aumenta il rischio di subire una violazione.

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AI: un aiuto, ma anche un nuovo rischio per la Cybersecurity

AI: un aiuto, ma anche un nuovo rischio per la Cybersecurity

Tra gli addetti ai lavori della cybersecurity si guarda con sempre maggiore interesse alle evoluzioni dell’Intelligenza Artificiale (AI) e del machine learning. Secondo una recente indagine[1] su 400 professionisti USA della sicurezza, il 99% degli intervistati ritiene che l’ AI contribuirà nei prossimi anni a migliorare la sicurezza informatica delle proprie organizzazioni. E nell’87% dei casi, le loro organizzazioni stanno già utilizzando l’AI nell’ambito della strategia di cybersecurity.

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Affrontare i rischi della Digital Transformation

Affrontare i rischi della Digital Transformation

Lo scorso aprile, Bose, produttore di sistemi audio, è stato accusato di utilizzare l’App “Bose Connect” abbinata alle cuffie audio di fascia alta per spiare i suoi clienti. Bose, come ha riportato la rivista Fortune, avrebbe raccolto informazioni sull’ascolto dei brani dei consumatori senza averne ottenuto il permesso, e soprattutto senza neanche aver reso noto che tutti i dati (relativi al loro consumo di musica, radio broadcast, Podcast, letture), sarebbero stati raccolti grazie all’App e quindi girati a terze parti. Queste, per lo più società di marketing (tra cui una società di San Francisco, la Segment), usavano i dati per creare profili dettagliati sulle preferenze di ascolto di ogni cliente. Ad aprile è stata però avviata un’azione legale, una class action indetta da un cliente (Kyle Zak) che si propone di rappresentare molti altri, che punta a ottenere un rimborso di 5 milioni di dollari. L’App Bose Connect incriminata, pur non essendo indispensabile (le cuffie funzionano anche senza), viene scaricata lasciando informazioni personali come nome e indirizzo di mail e serve a ottimizzare l’utilizzo delle cuffie wireless, oltre che – ovviamente – a raccogliere tutti i dati di consumo audio.

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