Lo sviluppo tecnologico il Mobile, il Cloud, la gestione degli accessi con riconoscimento biometrico, sono tutti vantaggi competitivi per le aziende, ma fino a poco tempo fa, per molti strumenti con cui si configurava una situazione di controllo del lavoratore, il datore di lavoro poteva incontrare resistenze e difficoltà di attuazione.
Il tema ha riguardato in passato numerosi strumenti, non solo la vituperata videosorveglianza o, più di recente, le riprese effettuate con i droni, durante le quali indirettamente possono essere ripresi i lavoratori, ma anche i sistemi di geolocalizzazione utilizzati dai dipendenti nella propria attività lavorativa, i sistemi di controllo degli accessi biometrici, BYOD, M2M, proxy server per il filtraggio della navigazione su web, raccolta di log vari (ad esempio relativi all’accesso alla posta elettronica), software che tracciano gli accessi alle cartelle sui server di rete. Oggi il Jobs Act ha comportato alcune modifiche all’Articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori che vanno nella direzione di un più facile impiego in azienda di queste tecnologie.
Nel Webinar “PRIVACY E CONTROLLO DEI LAVORATORI”, che si è tenuto lo scorso 22 marzo, l’Avvocato Alessandro Cecchetti, General Manager di Colin & Partners, discute le conseguenze del Jobs Act, la riforma del diritto del lavoro, promossa dal governo Renzi tra il 2014 e il 2015, con cui cambiano le regole in materia di controllo a distanza dell’attività lavorativa dei dipendenti. Tra le novità più rilevanti, l’aggiunta delle esigenze legate alla tutela del patrimonio aziendale quale finalità che giustifica l’installazione di strumenti che configurano un controllo dei subalterni, con evidenti risvolti sulla legittimità delle implementazioni.
“La principale differenza rispetto al passato – afferma Alessandro Cecchetti – è che oggi alcune attività sono possibili a prescindere dagli accordi sindacali, seppur nel rispetto di quanto richiesto dalla normativa privacy. Anche tutti gli aspetti legati al controllo degli accessi fisici (apri-porta, badge, biometria), sono stati ‘sdoganati’, esimendoli, in determinate circostanze, da un previo accordo con i sindacati o con la Direzione Territoriale del Lavoro”.
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